16.5.08

L'ultimo Appuntamento

La Guglielminotti a doppio filo ritorto comincia a grattarmi il collo. E’ un chiaro segnale, lo conosco bene. Il bravo venditore deve prima di tutto comprendere il proprio corpo, o meglio, codificarne i messaggi. Don Vittorino il mio catechista ripeteva spesso: “Per conoscere il prossimo conosci a fondo te stesso…”.

Piccola nota, usava questo adagio esclusivamente per caricare noi bambini nella partitella domenicale. Sfidavamo altre parrocchie e la massima ci veniva dispensata con una certa sacralità in sacrestia (lo
spogliatoio) solo per rammentarci, visto il nostro scarso livello, il divieto “a fare i veneziani”.
L’indice ed il medio si aggrappano decisi al colletto della griffata camicia: allento la Regimental nella speranza di fare altrettanto con la tensione. L’afa intorpidisce tutti i buoni propositi. Oggi è il terzo appuntamento, l’ultimo. Il Reverso segna le 18. Fa un caldo del cazzo.

Aspetto da 15 minuti il Fumagalli e mi sembra un’eternità. Scomodo e seduto su una delle Frau della sala riunioni del commendatore, mi ritrovo per l’ennesima volta a leggere i dipinti che l’arredano. Appoggio il casco sull’importante tavolo ovale in noce. Due grandi quadri perfettamente simmetrici decorano le bianche pareti nord e sud. I colori, indefiniti, evidenziano forme ignote ed astratte. Le superfici sono graffiate, incise e percorse da materiali diversi probabilmente terre e argille. Frammenti metallici di color bronzeo sprofondano nella materia. Non c’è cornice. “Opere informali, di valore!” non perde occasione di ripetermi ogni volta il Fumagalli omettendone volutamente l’autore quasi a saggiare ancora una volta la mia modesta cultura pittorica, il tutto condito da un sorrisetto stucchevole come a rimarcare “ Io sì che gli affari li so fare, caro Direttore!”. Non sa nemmeno cosa vuol dire Informale il “cumenda”, ha fatto un mucchio di soldi negli anni ’80 con il commercio dei metalli non ferrosi, settore che com’è noto ha generato qui in Brianza numerosi e ricchi imprenditori grazie soprattutto alle operazioni “extrafiscali” che spesso caratterizzano queste iniziative. Ci conosciamo da sette anni e so per certo che è soddisfatto dei nostri servizi. Tuttavia mai un apprezzamento; non contraccambia nemmeno gli auguri di Natale. Per lui io sono solo business, confonde gli affari con le persone che gli affari li fanno, persone e affari sono uguali: questo è il suo grado di sensibilità.

Personalmente preferisco la natura morta, anonima, che mi sta di fronte. Una bottiglia, una candela appena spenta e una mela di colore rosso rubino riposano su un tavolo di legno blu cobalto, lo sfondo è un tono su tono terra di Siena, la tempera ad olio è stesa con padronanza, i colori, debordando appena dal disegno di fondo, illudono al movimento. C’è poesia, mi piace per questo.

Fuori è ancora chiaro, scorgo nel vasto cortile gli operai del secondo turno sudici e grondanti di sudore smontare a fatica dai muletti ed avviarsi ciondolanti verso gli spogliatoi. L’asfalto è rovente. Un paio sono di colore, mi domando se sopportino meglio l’umida calura. Ci passano accanto, in realtà passano accanto solamente alla mia Sporster (ma si sa, io e lei siamo simbiotici) parcheggiata in bella mostra e ancora incadescente, stranamente i due non ci degnano nemmeno di uno sguardo nonostante il motore cromato di fresco brilli come una supernova prima dell’implosione. Mi siedo, canto in silenzio, canto dentro “Odio l’estateeee,..l’estate come i baci che ho perduto,…l’estate di un amore che è passatoooo, l’estate che ci ha fatto innamorarrrr, odio l’estate……Bruno Martino sei un grande! Grande come il mio scoppiamento.

Sorrido, rido piano. Stringo i pugni, la concentrazione tende a sfuggirmi e mi scappa un “vaffa” opportunamente soffocato in gola. Devo chiudere il budget dell’Index, mi mancano 100.000 euro. Come un pivello mi ritrovo in deficit all’ultimo giorno di collocamento. Se non chiudo stasera, domani riceverò dapprima le “congratulazioni” telefoniche della Direzione Generale seguite da una perentoria mail della Direzione Commerciale ed infine accoglierò ”l’inaspettata” visita del Bianconi, il Capo zona, munito di grafici e proiezioni finalizzate a rimarcare l’insuccesso. Del resto come dargli torto. Complessivamente sono al 45% sull’obiettivo annuale, gli altri direttori della zona mediamente tendono al 70%. Oberato dalle scadenze tecnico/amministrative ed impegnato giornalmente nella risoluzione continua dei problemi finanziari legati alla clientela primaria, ho sottratto tempo prezioso alla motivazione dei collaboratori del mio ufficio vendite (l’area titoli). La Pianificazione degli interventi di formazione interna mirata all’ottenimento di comportamenti maggiormente performanti, riposa perfettamente archiviata nei miei files di outlook.

Nel corso dell’ultima riunione poi, indispettito dalla mancanza di partecipazione attiva, mi sono lasciato andare all’ennesima prova di forza: “Volete che vi dimostri come si vende l’Index? Questa tranche è tutta roba mia, la chiudo e poi vi faccio il mazzo vero fino a fine anno!”. Pessima strategia, così sfido me stesso e non coinvolgo nessuno. Se vinco non cambia nulla, se perdo mi prendo del pirla. Comunque sia, lavoro solo io.
Squilla il V3. Sul display appare “fratello”, è Wuber il mio compagno d’Harley rispondo:

Ciao scimmiatissimo

Ciao direttore, non mi dire che sei ancora al lavoro?
Si, da clienti.
Sono alla “Numero Uno” c’è una Dyna vivid-black solo ruote e telaio che mi fa impazzire, irriconoscibile! Dai liberati che faccio una follia…
Magari …Oggi tiro di lima alla grande! Salutami i fratelli ti richiamo io.
Ma dai….vada via al culo, molla il colpo! Ti aspetto che….
Non lo lascio finire, bypasso la chiamata ed inserisco il profilo “meeting”: suoneria a vibrazione. Solo tre giorni fa la situazione era capovolta, io però sono riuscito a chiudere la telefonata con un bel ”il lavoro ti porta via la vita...pirla.”. Pensandoci bene potrei proporre ai colleghi della Divisione Finanza una cartolarizzazione del tempo libero visto che amano definirsi avanti. Volèe.
La porta si apre, entrano in due. Mi alzo.
Direttore che succede, la banca ha finito i soldi?
Buonasera Sig. Fumagalli, Buonasera Giusy.
Strette di mano
Giusy mi ha riferito che ha chiesto con insistenza quest’appuntamento, cosa mi vuol vendere?
Gioca subito in attacco il fetente, e poi con Giusy non ho affatto insistito.
Con lei ho un ottimo rapporto, così come con la maggior parte delle segretarie. Preparata e poliglotta, sgobba da circa cinque anni per la Fumagalli Metalli SPA, un preziosissimo alleato quando necessario. Ha lineamenti sottili e la voce più seducente del mondo, modula le parole con lentezza d’altri tempi e alla fine di ogni frase pone spesso una sorta di accento interrogativo un po’ come fanno le francesi, così eteree e distanti. Insomma Giusy in questo rapporto è l’unica cosa che salvo, beh! Facile quando parliamo di gnocca. Peccato abbia scritto in fronte “esclusiva proprietà di Fumagalli”, e a buon intenditor…me lo diceva sempre Montemarani il mio maestro: “Occhio! Le segretarie decidono tutto nelle aziende. Ti passano il lavoro, parlano di te al titolare che si fida di loro ciecamente. Se stai loro sui coglioni, ti chiudono il conto societario in un nano secondo. Le più determinate sono capaci di tenerti nel limbo per mesi sfinendoti. Ma ricorda: non scoparle mai! …A quello ci penso io!!”.
Seguiva una grassa risata contagiosa, impossibile sottrarsi e giù a ghignare. Era schiavo della battuta, io il suo. Gli ho fatto da assistente per quattro anni alla Direzione Crediti: una fortuna. Parlava in latino, conosceva il greco, tutta la letteratura italiana e odiava l’inglese, esattamente come me (nel senso solo dell’inglese). Le sue massime le serbo gelosamente e di tanto in tanto, le dispenso ai miei giovani collaboratori. Giuro l’effetto è lo stesso. Quattro anni fa è andato in pensione. Salutandomi emozionato mi sussurrò (un gesto raro):
“Chiamami solo per la tesi, le tue promozioni non mi fregano e poi… de-ci-so!
Traduzione: Sei sveglio! Non avrai problemi di carriera, termina l’università e scopa! Era fatto così, un vero filosofo metropolitano.
Quando prendo la parola l’eco della sua voce roca rifugge nella memoria.
Caro commendatore desidero metterla a conoscenza delle nuove opportunità che riserviamo alla nostra migliore clientela. Recito con un crescendo tonale come l’ultimo dei piazzisti al mercato di Saronno. Mi accorgo, sorrido amichevolmente, cambio tecnica e vado giù piatto.
Investimento azionario, capitale garantito + rendimento garantito, se la borsa sale Le diamo pure il 70% dell’incremento degli indici di riferimento. Rimango volutamente sul vago, in questi casi meglio non addentrarsi troppo negli aspetti tecnici si rischia di diventare oltremodo prolissi, cerco di incuriosirlo.

Il Fumagalli si siede, buon segno, e c’invita a fare altrettanto. Appoggia gli avambracci sul pancione. Giusy accavallando le lunghe gambe scopre caviglie sottili e nervose che però in realtà non vedo (il tavolo le copre) ma che avverto, forse a riprova di un istintivo meccanismo ancestrale, profuma di pesca…
Mi spieghi meglio Dr. Marchi.
Le illustro immediatamente.
Sfilo lentamente il contratto dall’invecchiata “The Bridge”. Il gesto è carico di enfasi a modi Mago Silvan. La copertina è rosso corallo, decisamente accattivante, impossibile voltare altrove lo sguardo. Apro la brochure e stendo lentamente le cinque pagine contrattuali sull’enorme tavolo perfettamente allineate come bikers al raduno stagionale. Graficamente le simulazioni dei rendimenti sovrastano sapientemente le minuscole clausole vessatorie, spese ed oneri accessori introvabili.
Come ripeto commendatore l’investimento dura cinque anni, le garantiamo la salvaguardia del capitale oltre agli interessi, il tutto al riparo da possibili perdite o crolli dei mercati. Somma insequestrabile, impignorabile esente da imposte di successione. Lo definiamo investimento “blindato”.
L’uso del plurale maiestatis non è casuale, lascia intendere a monte una sorta di lavoro d’équipe che sovente rassicura l’interlocutore.
Giusy non si perde una sola parola, si accarezza i capelli color miele, mi accorgo che il tailleur sartoriale grigio perla che indossa ha i revers tagliati a lancia. Classe da vendere!
E se gli ho bisogno prima? Incalza
Guardi che non le sto chiedendo di investire tutto il suo patrimonio in questo prodotto, solo una piccola parte. Peraltro, ho solo disponibile un’ultima tranche di centomila euro.
Saranno passati al massimo quattro minuti dall’entrata del Fumagalli, procedo spedito come da manuale. La dottrina insegna che l’interesse della controparte comincia già scemare dopo i primi duecento secondi.
Il commendatore si volta verso Giusy.
Che disponibilità ho sul conto?
Rispondo io: 247.000 euro, l’operazione a termine è scaduta ieri.
E’ alle corde, forse provato dal caldo. Le pupille dilatate frugano segnali di incertezza nel mio sguardo. Nulla da fare sono una sfinge. Si accarezza la pelata, finge di riflettere, ma ha già deciso. Porta la mano al taschino della camicia ove tiene ancorata una Parker d’altri tempi. Ci siamo!

Squilla il cellulare. Non può essere il mio. Giusy risponde “glielo passo subito!”, il commendatore farfuglia: Che caz! Cosa mi dici? Quando? Arrivo ... intuisco che c’è un problema allo stabilimento di Merate, forse un incendio. Fumagalli non saluta e scappa via.
Poco dopo mi ritrovo in cortile, nell’aria l’odore acre dei colaticci di alluminio e semilavorati cotti dal sole. Cavalco la Custom, premo start e scarico tutta l’ansia sull’acceleratore, apro il gas e le Screamin’Egle squarciano il silenzio, il fragore è assordante e di riflesso socchiudo gli occhi…
... Giusy è sopra di me, rossetto sbavato, occhi neri di mascara fissi sulle mie labbra che si schiudono a comando allorché raggiunte da seni vellutati, ancora semi-serrati da un audace reggiseno a balconcino color carne ricamato in pizzo. Mordo l’intimo prezioso e frusto con la lingua i turgidi capezzoli, unico movimento concesso al mio corpo nudo sapientemente ammanettato alla Frau del Fumagalli….
Gennaro, il custode, mi si avvicina:
Dotto’ che fate, siete usciit pazz?
No Gennaro tranquillo, ho chiuso un attimo gli occhi e…scusi mi è solo scivolato il gas dai!
State strano Dottò, ascultate o’ fess…ma ancora faticate Dotto’?
Come lei Gennaro….
Ahee! Mo’ arriva Rocco con l’ultimo bilico, poi chiudo e iammevinn.
Allora buona serata Gennaro.
Buona Dotto’…..e riguardatevi!
Il tono è dolce, confidenziale e disinteressato. Una vera rarità di questi tempi. Prendo il cellulare ed inserisco il profilo “moto”.Riparto lentamente, Gennaro preoccupato mi segue con lo sguardo. Allontanandomi scarico tutto sul V-Twin Evolution, la coppia è al massimo, il contagiri sul rosso. Il faro bullet centra la strada, mi aggrappo al dragbar e fendo come un fulmine la zona industriale, tra minuterie metalliche, opifici e nastrifici. I Mariani, i Meroni, i Ratti o meglio i più ricchi imprenditori della zona hanno qui la propria iniziativa. Tutti miei clienti e tutti desiderosi di piazzarmi la figlia, terrorizzati dalla possibilità che alcune di esse fuggano e soprattutto procreino con gli extracomunitari occupati a costi “contenuti” nelle loro aziende.

Mi accorgo del vibra-call intermittente del telefonino. Accosto, il display evidenzia “privato”, ho voglia di gettarlo via, ma alla fine incuriosito rispondo:
Sii?
Dott. Marchi sono Giusy, la chiamo dal numero riservato dell'ufficio
Oh! Giusy, ma cosa diavolo è successo?
Tutto Ok dottore per Merate, un piccolo inconveniente fortunatamente risolto, ma...volevo dirle… come dire, ho ascoltato con attenzione quanto ha illustrato al Dr. Fumagalli e, se le è possibile, vorrei investire qualcosa. I miei genitori mi hanno lasciato del denaro ...cosa ne dice ?
Chiedo scusa, ma di che cifra parliamo?
Circa 250.000 euro.
Ho un fremito.
Senta l’index mi si chiude domattina, sono ancora nei paraggi ...se lo desidera ritorno immediatamente in ditta e chiudiamo l’ultima tranche rimasta, ok?
L’aspetto.
Bene, arrivo subito da lei...
Avevo venduto e non me ne ero accorto, dimentico dei consigli del Montemarani sottovalutavo la fedele segretaria. Tuttavia non credo alla storiella del lascito. Il "grano" è certamente del Fumagalli, probabilmente la parte black dell’ultimo affare, il tutto schermato dalla fidata segretaria.
L’inversione di marcia è repentina. Troppo.
Al secondo ed ultimo piano del Nastrificio RATTI è rimasto solo il Rag. Ferrari, è fine mese sta “chiudendo” le paghe. Rimane ancorato per alcuni secondi alla scrivania come impietrito da quell’esplosione giù in strada dapprima anticipata da un bagliore arancio riflesso dall’obsoleto monitor.

Poi, atteso, il silenzio.

Il Tir della FUMAGALLI METALLI è arrivato come un treno: impossibile schivare l’ostacolo, la piccola 883 è parsa come inghiottita.
Il giovane direttore ha solo il tempo di chiudere gli occhi, la motrice gli piomba addosso come un falco sulla preda e in quel preciso momento, un momento senza tempo, come traslato nell’angolo immobile di un istante, naufraga in un lontano ricordo liceale:
Riflessi in un piccolo specchio ricoperto di salsedine sbircia divertito due giovani che si rincorrono e si lavano tra le onde del mare: ridono e la spiaggia deserta sembra incorniciarne il momento. La luce dell’alba allunga le loro ombre sul bagnasciuga ove riposano cinque sacchi a pelo, tre pieni, allineati come quadri all’apertura di una mostra, e di guardia una splendida Lancia Beta Coupè bianco panna. E Cinghialone dov’è? Ah già! Ieri notte ha rimorchiato finalmente la commessa del “Puromoro”. Ora il piccolo specchio è tutto per lui, ammira narciso le verdi tonalità dei propri occhi castani amplificate dai primi raggi di sole: gli occhi di sua madre.
Intanto la città si sveglia e Valencia all’alba non è mai stata così bella.




Hei….Spadino65!

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