17.6.08

Il Superfluo, di 2



E’ vero. Lui scrive di case vuote di superfluo. Qui ci metto un po’ d’anima che lo rincorre, quel superfluo libero sognare. Cos’è che ci aderisce così bene da renderci completi? La sella sta sotto di me, la mia pelle contro la sua, è fredda ma solo appena, le gambe aperte toccano il metallo, le mani appoggiate in avanti, esattamente lì, dove vuoi tu. Aderente, avviluppante, una pressione leggera ma necessaria, desiderata e distratta. Concupita. Non importa di nulla, dell’acqua sulle strade o della casa zeppa di catene. Solo la pelle sotto, che freme, e l’altra pelle che scuote. Apri il gas e il piacere sale come un’onda, le vibrazioni la portano su, il cuore pompa, le braccia stringono, la pressione aumenta per la spinta, le gambe si stringono finchè possono e ti contengono. La gola trattiene, il piacere si liquefa e non c’è vento che lo possa asciugare lì dov’è. Sublime crescendo di potenza, governata, sfrontata e beffarda, spaventosamente attraente. Abbandonata su quella pelle, abbandonata alla tua. Non c’è fine in questa strada, non c’è riposo, non c’è meta, la meta siamo noi, esistiamo in questo tutto, il resto non serve.


2 commenti:

spadino ha detto...

bravo Giglio, finalmente un po' di prosa di categoria...

Benvenuto!

Giglio ha detto...

Grassieee :)
ma dammi pure del LEI ;)

baci