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26.6.09

Pierino il meccanico



Quando arrivo in officina Pierino è accovacciato sotto la primaria di un Nigh-Train, guarda fisso il motore e scuote la testa, non proferisce parola, non si muove nemmeno, scuote solo la testa pelata. Silenzio.
Accanto a lui, dritto come un palo c’è un trentenne rasato con folto baffo messicano, tiene le lunghe braccia tatuate lungo i fianchi, immobile e silenzioso come al capezzale di un moribondo.
Dopo essermi domandato “cosa cazzo c’entro io con questo mondo?”, allento il nodo della cravatta e decido di invadere lo struggente siparietto.
Ciao Pierino, ciao (al tatuato)
Minchia chi si vede. Il tatuato alza il mento di qualche millimetro, credo stia ricambiando il saluto.
Vedo che il lavoro non ti manca mai, sei in controtendenza
Ma vai a fanculo, ho passato tutto l’inverno a farmi le seghe ed ora tutti qui a rompermi i coglioni, tu che cazzo vuoi?
Ho comprato il sissy-bar, me lo monteresti gentilmente sono solo un paio di viti…
...se sono solo due viti perché non telo monti tu
Lo sai… non ho le chiavi americane
Fammi vedere che cazzo hai comprato!

Vieni…Apro il baule dell’auto e tiro fuori la bianca borsa di cellophane su cui capeggia: Tago Ricambi.
Non mi dire che l’hai comprato da quelli lì, cazzo se venivi da me te lo scontavo del 15%, la roba della DE PRETTO la vendo pure io
Veramente me lo hanno scontato del 20% e senza chiedergli nulla
Fammi vedere sta' roba, e questo che cazzo è?
E’ il portapacchino che si aggancia al sissy
Pure questo ti devo montare?
Vedi tu…
Vabbè portami la moto tra un’oretta che te la faccio…anzi domani se riesco

Corro a casa, lascio l’auto, infilo i jeans, cavalco la Sporty e torno in officina.
Stessa scena, Pierino sotto il Night e il rasato che lo guarda immobile e muto.
Po-ta-to, po-ta-to, po-ta-to, le vibrazioni del mio Evolution rompono il silenzio, Pierino mi si avvicina
Ma c’hai la borsa laterale con le cinghie?! Non va bene, devi scegliere o il sissy o la borsa, devi cambiare la borsa, ci vuole quella con la staffa che si imbullona al fender
? Ma figa, ho controllato sul sito della De Pretto mi sembrava che…
Tu conta i soldi bancario, che io faccio il mio mestiere!
Ma sei sicuro, lo “sgancio rapido” non dovrebbe nemmeno toccarla la borsa?
Ah!…mhhh, non mi ero accorto che c’è lo sgancio rapido…comunque…no, cioè... vediamo bene, forse...

Apro la confezione e spiego con istruzioni alla mano al “provetto meccanico” come agire. L’improvvisata lezioncina dura circa 10 minuti. Pierino con le due staffe nella mano sinistra e la bulloneria in quella destra mi ricorda mio nipotino alle prese con il cubo di Rubik, il tatuato intanto rapito e appassionato da cotanta diatriba ci mantiene lo schienalino pronto al mio segnale ad azionare il magico meccanismo, “bravi fratelli” siamo una grande famiglia!

16.1.09

Biker stagionale


....tocco il freno, rilascio dolcemente la frizione e metto in folle, accosto l'auto alla "bambina" e spengo le luci. L'odore del mio box è inconfondibile: l'essenza dominante è gomma di pneumatici mista a calce viva, olio motore e conceria per via dello sdrucito giubbottazzo di pelle appeso in bella mostra sulla grigiastra parete nord e che se solo potesse parlare non perderebbe l'occasione di apostrofarmi con un bel "sei un cazzo di biker stagionale!". Vero, non cavalco da settimane, "no excuse" direbbe il Wuber...sigh!
Il banco degli attrezzi appena riverniciato di rosso finalmente è asciutto, un po' di vernice deve essermi avanzata: disegno un otto seguito da un altro otto e poi un tre a caratteri cubitali sul retro della saracinesca così la scritta non può vedersi da fuori: 883 solo per me.

12.1.09

Isole




La “Maison Colonial” non fa orario continuato, chiude per la pausa pranzo; non appena punta il faro Bullet verso il noto show room Marco se ne accorge subito, le luci sono spente, il parcheggio è deserto. All’ingresso un piccolo cartello annuncia: “Informiamo la gentile clientela che il negozio osserva il seguente orario: 9,30 – 12,30 ; 16,00– 19,30 tutti i giorni della settimana escluso domenica” .
Marco rincorre Corinne con lo sguardo, mentre velocemente scavalca la Sporster per scoprire i manufatti esposti nelle grandi vetrine del piano terreno, illuminate a giorno dal pallido sole autunnale. Si avvicina per la prima volta a questo piccolo “tesoro” saltellando e ridacchiando come un bimbo al luna park, gli indici e i medi tamburellanti sui rispettivi pollici come nacchere ne accompagnano la danza: la lunga e dorata collana a disegno tribale tradisce la sua passione per l’etno-chic, e proprio per questo Marco ce l’aveva portata.
Gli occhi a mandorla di Corinne rimbalzano eccitati su ogni forma e nuance: una credenza indonesiana di tek profilata con porzioni di maiolica blu oltremare, sedie in midollino ricoperte da sete grezze indiane, secretaires in cuoio marocchino e ciliegio francese sui cui riposano lampade indiane del Deccan illuminate da pensieri lontani. Oggetti rari patinati dal tempo inesorabile e dolce come la malinconia. Marco si avvicina, le appoggia il mento nell’incavo della spalla e intreccia le mani con le sue. Sono vicini, immobili e silenziosi come isole che si incontrano alla deriva. Le persone solo isole. Accade a volte che alcune, affascinate dall’eterno movimento delle onde prendano il mare alla ricerca del “perfetto equilibrio”. Pochi sanno prendere il mare.

Peccato Cheri sia già chiuso, riapre alle quattro, sono solo le due e quaranta...
Guarda Marco, mi fa impazzire!

Corinne indica con il pollice, come farebbe un bimbo, un candelabro birmano ad una luce, il paralume è rosso mattone in vetro soffiato, il basamento in bambù invecchiato. Marco memorizza quel gesto infantile con tenerezza, presto gliene farà dono. Si frequentavano da poco eppure a Marco pareva di conoscerla da sempre. Precisamente era la seconda volta che si incontravano, dopo la presentazione di rito al vernissage organizzato dalla galleria d’arte milanese “Il Milione” per la nuova sede di Brera dove Marco affermato architetto quarantenne aveva seguito i lavori di ristrutturazione e luogo nel quale Corinne, bella e giovanissima hostess, incontro magico tra occidente ed oriente, prestava per l’occasione servizio. L’evento denominato “Balla e i Futuristi” era stato preceduto da un battage pubblicitario senza precedenti fortemente voluto dalla proprietà: l’aristocratico ebreo americano Goral Kiton, unico erede del noto impero legato ai tessuti di pregio, stravagante settantenne dal fisico esile e minuto conosciuto da Marco alcune settimane prima durante L’Harley-Faaker a Saint Tropez e che una notte aveva ritrovato al celebre “Les Caves du Roy” ubriaco fradicio e semisvenuto, quindi caricato e imbracato al sissy-bar della fidata 883 e deposto sul divano di casa sua o meglio della zia Veronica che lo ospitava, solo però dopo avergli infilato con perizia due dita in gola. Non era la prima volta che Marco si lasciava andare a lodevoli comportamenti verso il prossimo ma questa volta aveva subito riconosciuto in quel elegante signore qualcosa di speciale, qualcosa che forse pochi altri avevano notato: il suo tavolo era un andirivieni di donne, giovani e bellissime femmine. Api sul miele? Quando Goral, nel levare al cielo l’ennesimo flute di un millesimato Perrier-Joeur, prese a barcollare Marco con scatto felino l’aveva già in braccio, tutto il resto è storia.
Il pomeriggio seguente lo aveva accompagnato nella sfarzosa suite dell’hotel “Le Byblos” dove guarda caso l’americano alloggiava e Goral quella cosa non se l’era più dimenticata; affidargli il progetto della nuova galleria d’arte pareva quindi scontato.

Corinne aveva il compito di distribuire ai selezionati invitati le patinate brochures, indossava un elegante sari indiano giallo ocra, come del resto tutte le sue colleghe quella sera, la seta finemente lavorata le segnava lo splendido corpo evidenziando i piccoli seni, sfacciatamente ostentati e desiderabili come le sue labbra brillanti di gloss. Quando arriva il turno di Marco eccolo sfoderare la collaudata tecnica del “fiorettista”: affondare e sorprendere! L’affondo richiede immediatezza:

Hai gli occhi più seducenti del mondo…io sono Marco… l’architetto, e tu?
Corinne…
Mhh... il nome è francese ma il tuo viso rivela tratti orientali…sei un affascinante mistero bella Corinne…lasciami indovinare…sei l’ultima trovata di Goral, il desiderio virtuale che si materializza, tu non esisti…sei un sogno, sei il mio sogno segreto vero? Ha ha ha…
Due fessure nere incontrano due fessure nocciola, si toccano, si sfiorano, si baciano...
Fuochino…accosta le morbide labbra all’orecchio di Marco, profumo d’albicocca...
E' un segreto…
Provo a indovinare: sei una guerriera Ninja in missione segreta, eliminare tutti gli architetti di questo mondo…
Ha, ha, indovinato, Bravo! … no dai, e che mio papà faceva l’ingegnere meccanico per una multinazionale francese, una volta girava il mondo e in Indocina ha conosciuto mia madre dove io sono nata, un piccolo villaggio sul Mekong… però a sei anni ci siamo trasferiti definitivamente qui Milano…
Ora sorprendere
Curioso …Io in Indocina non sono mai stato di che profuma?
Scusa?!
Si…come dire… New York odora di scarpe nuove, Parigi di ruggine…
Di nuovo le fessure si prendono, si appiccicano, si sfasciano.
Bella questa cosa dei profumi…Mah! Che dire…ero piccina, ho solo dei lontanissimi ricordi...
Prova a socchiudere gli occhi Cheri
Corinne attorciglia con le dita una ciocca dei lunghi capelli, meravigliosamente neri e lucente come tanti Softail vivid-black al raduno stagionale.
Mhh… il Mekong profumava, profumava…profumava… di bambù!
Brava Cheri!
Bacio. Dopo i profumi giocano ai colori e Marco le confessa che conosce un luogo dove i sensi per un attimo si confondono, forse com’era una volta il Mekong, e questo posto si chiama “Maison Colonial”, poi quando Marco le prende la mano fingendo di saperci leggere solo il passato e non certo il futuro perché “mica era un mago-vero” si avvicina loro Goral che fatto perso inciampa sul vestito di Corinne schiantandosi sul bianco pavimento in resina. Il bianco era il colore dominante della sala, occasionalmente intervallato da inserti trasparenti di plexigras che Marco aveva giustificato come un omaggio allo “spazialismo” di Fontana ma che in verità gli erano stati suggeriti visitando il nuovo store di Zara ubicato peraltro a poche centinaia di metri. Di lì a poco e come in un deja-vù Marco lo aveva caricato questa volta sul Pagodino del magnate e accompagnato in hotel. Goral, in preda agli effetti allucinogeni di chissà-che-cosa, per tutto il tragitto prese a rantolare e farneticare di tempeste ciclopiche e mostri marini per poi passare a risate e pianti isterici e concludere il viaggio, o meglio il suo “trip”, imprecando “sono tutte troie e Corinne è la più troia di tutte!”.
Marco tuttavia nemmeno lo ascoltava, nella testa solo lei , era anche riuscito durante il tragitto a messaggiarle “...tu sai d’albicocca. Bacio, Marco” e solo arrivato a casa si era accorto della bustina apparsa sul suo Motorola che recitava: “E tu sai di capra! Corinne”.
Sorpreso e confuso dall’inaspettata risposta si accingeva a passare ansiosamente la notte in bianco, quando alle 2,47 del mattino era trillato il cellulare:
Pronto?
Ciao architetto sono Corinne, hai letto il mio messaggino?
Ma che ore sono? (Fingendo di essersi svegliato)…si! Ho letto la finezza…
Dai, mica ti sarai offeso vero? Però un po’ te lo meritavi… tutte quelle stupidate sugli odori...
Mi sembrava ti divertissero Cheri!…
Sii...sei stato carino, originale, ma uno come te può invitarmi a cena, quando vuole
…?
Perché hai le mani grandi, le ho viste subito, e io trovo gli uomini con le mani grandi irresistibili!
Guarda che sono protesi
Vero?! ...e le originali dove sono finite?
Sono rimaste attaccate al collo di una hostess…!
Ha!ha!ha! Che tipo…
Ma dove sei Corinne, chi c’è lì con te?
Sono in auto con le mie bbbeeeelllissime collegheee!! (coretti vari), sentile come si scatenano …, dopo il lavoro la “noche è loca!” ah, guarda che in quel posto ci voglio venire, la meson…ora ti devo lasciare. Bacio architetto…
Baci e fiori cheri.

Rieccoli davanti alla vetrina dell’elegante negozio
“L’armonia dei toni e la risonanza dei materiali formano lo charme della dimora”, Corinne legge ad alta voce la citazione racchiusa in una piccola cornice di corallo composta a mosaico.
Che bella frase… Marco non trovi?
Mah…sinceramente non saprei…
Non ti piace?
La trovo artificiosa come dire…finalizzata alla vendita, ecco! La poesia invece è fine a se stessa.
Sentilo un po’ l’intellettuale…sai fare di meglio?
E’ una sfida?
Dai su! Fammi sentire?
Lascia stare…
Dai poeta! Insiste Corinne
Marco assume un’espressione tra il serio ed il faceto. Imposta la voce e recita alla Bogart: I mobili quando riposano apprendono gli accenti del tempo sotto la carezza lieve di un raggio di sole che si perde nell’ombra…
Corinne sorride, ha il tepore nel cuore. Marco invece scoppia in una fragorosa risata indicando con l’indice un’altra cornice in corallo identica alla precedente. Corinne ne legge mentalmente il contenuto: I mobili quando riposano….
Stronzo! Mi hai fregata…
Prova a colpire Marco con un buffetto che ha la velocità di una carezza. Marco, anticipando il movimento, l’ha già placata in un abbraccio.

Andiamo via, comincia a piovere.

La camera 106 del Motel Roma sembra una stanza per camionisti. Letto, comodino, sedia. Doccia e servizi incastonati in due metri per tre. Sulla parete è montato un grande specchio senza cornice. La filodiffusione gracchia canzoni melò e non c’è modo di spegnerla. Marco e Corinne si spogliano insieme per la prima volta. Corinne gli prende le mani e le porta a stringere il seno, le gambe sode, il baricentro della sua bellezza . Toccami, gli sussurra, comprime l’imbarazzo stupore di lui con la lingua che gli schiude le labbra… Corinne sei un sogno, io non smetto di desiderarti, voglio baciarti Corinne, baciare la tua bocca per sempre, eternamente. Vorrebbe gridarle queste parole e altrettante ne prenderebbero forma se avesse la forza e il coraggio di farlo, ma è già dentro di lei, lo sguardo svuotato, dentro il petto prosciugato, come se tutto, la tensione, la concentrazione, la forza si fossero dileguate, come se il fatto d’averla trovata fosse sufficiente per vivere e amare.
Corinne spranga i grandi occhi neri e subito stacca le labbra e poi stacca le gambe e tutto il corpo perché ha avvertito in quel attimo immenso un tuffo nel sangue e un brivido nello stomaco, troppo per non rompere il silenzio
Aspetta Marco, ascoltami un attimo, c’è una cosa che ti devo dire e che forse non hai capito…
??
…insomma…fare l’amore con me costa 1000 euro e per te ha già fatto Goral!
Il suono più bello del mondo inanella parole che come sassi lapidano chi le ascolta.
Ma cosa cazzo dici ?
Perdonami Marco, ho capito tardi…ti prego…
Silenzio prima della tempesta
Sei solo una povera troia che non ha capito un cazzo vero!? Stronza, non hai capito un cazzo! …possibile… tu e quel vecchio ebreo…mi fate schifo! Ti chiamo un taxi, vattene! Vattene via subito, non voglio più vederti, vattene ho detto!!!
Ci manca solo un amen che non la prenda a schiaffi. Non la guarda, non la guarda rivestirsi in silenzio, non la guarda uscire dalla stanza, non la guarda andare via per sempre. Osserva il grande specchio a parete, dentro c’è un uomo nudo disteso su un letto enorme e sfatto, pugni chiusi , pensieri che come fratelli si dilaniano in una faida, occhi stanchi, respiro bloccato, buio.
Quando riapre gli occhi è notte fonda, la filodiffusione annuncia l’ultimo pezzo di Tonino Carotone “… è un mondo difficile, vita intensa e felicità a momenti …”. Un momento lungo tre settimane, un abbandono piacevole e sottile che è già malinconia.
Guida piano verso casa, l’aria umida è fresca sa ancora di pioggia e Marco assapora ogni piccola molecola scorrergli lungo la laringe e approdare nella risacca del proprio respiro ancora sincopato. Dai gas fratello! L’urlo rimane soffocato in gola e implode nell’anima dove stabile alberga il desiderio di colei che di lì a poco, sicuramente tradita da Goral, ritroveranno a sbarcare il lunario in qualche night club di provincia, contesa tra vecchi bavosi e giovani bulli in calore. Comunque sia, ingenui coglioni come lui non le capiteranno più di certo, l’affermato professionista in ascesa, si ripeteva tra una curva e l’altra, o magari chissà avvenente com’era, di meglio: più ricchi , più brillanti e divertenti o perfino un giovane rampollo miliardario follemente innamorato a cui donerà figlie incantevoli e che le risparmierà i capricci e perfino le mal celate scappatelle. Già, perché come udì sentenziare pochi giorni prima proprio da Mr. Kiton
“alla bellezza si perdona tutto!”.

28.5.08

Sensazioni da biker

La maggior parte dei motociclisti lo hanno provato almeno una volta nella vita, io lo chiamo “il momento”.
Saint-Tropez alle spalle, mare tosto sulla destra, vento di fortunale, nuvole basse, spiagge deserte, aria salata e fresca, luce autunnale ma è quasi estate. Il ritorno a casa non è un granchè (non lo è mai) alzo spesso l’indice ed il medio dalla frizione, decine di “fratelli” contraccambiano e rispondono allo stesso modo, quaranta all’ora di media, gioco di terza e quarta, nemmeno piego, “la” ascolto e basta, apatia o attesa? E’ come camminare sulla scala mobile, fino all’Esterel quando tutto d’improvviso si colora di rosso mattone, profumo di pino, scalo, terza e seconda, su di gas, cantano le screamin' eagle, luce, salita, apro e piego, tornante, calore, olio bruciato, terrarossa, frizione, sassi, sfreccio: 80, 90, 100! Grido a squarciagola…"cazzo ho perso il pedalino del cambio!!!, maledette vibrazioni". Ci sto dentro in questo momento che dura troppo poco, ed è bellissimo come la mia moto.

Hei…Spadino65

16.5.08

L'ultimo Appuntamento

La Guglielminotti a doppio filo ritorto comincia a grattarmi il collo. E’ un chiaro segnale, lo conosco bene. Il bravo venditore deve prima di tutto comprendere il proprio corpo, o meglio, codificarne i messaggi. Don Vittorino il mio catechista ripeteva spesso: “Per conoscere il prossimo conosci a fondo te stesso…”.

Piccola nota, usava questo adagio esclusivamente per caricare noi bambini nella partitella domenicale. Sfidavamo altre parrocchie e la massima ci veniva dispensata con una certa sacralità in sacrestia (lo
spogliatoio) solo per rammentarci, visto il nostro scarso livello, il divieto “a fare i veneziani”.
L’indice ed il medio si aggrappano decisi al colletto della griffata camicia: allento la Regimental nella speranza di fare altrettanto con la tensione. L’afa intorpidisce tutti i buoni propositi. Oggi è il terzo appuntamento, l’ultimo. Il Reverso segna le 18. Fa un caldo del cazzo.

Aspetto da 15 minuti il Fumagalli e mi sembra un’eternità. Scomodo e seduto su una delle Frau della sala riunioni del commendatore, mi ritrovo per l’ennesima volta a leggere i dipinti che l’arredano. Appoggio il casco sull’importante tavolo ovale in noce. Due grandi quadri perfettamente simmetrici decorano le bianche pareti nord e sud. I colori, indefiniti, evidenziano forme ignote ed astratte. Le superfici sono graffiate, incise e percorse da materiali diversi probabilmente terre e argille. Frammenti metallici di color bronzeo sprofondano nella materia. Non c’è cornice. “Opere informali, di valore!” non perde occasione di ripetermi ogni volta il Fumagalli omettendone volutamente l’autore quasi a saggiare ancora una volta la mia modesta cultura pittorica, il tutto condito da un sorrisetto stucchevole come a rimarcare “ Io sì che gli affari li so fare, caro Direttore!”. Non sa nemmeno cosa vuol dire Informale il “cumenda”, ha fatto un mucchio di soldi negli anni ’80 con il commercio dei metalli non ferrosi, settore che com’è noto ha generato qui in Brianza numerosi e ricchi imprenditori grazie soprattutto alle operazioni “extrafiscali” che spesso caratterizzano queste iniziative. Ci conosciamo da sette anni e so per certo che è soddisfatto dei nostri servizi. Tuttavia mai un apprezzamento; non contraccambia nemmeno gli auguri di Natale. Per lui io sono solo business, confonde gli affari con le persone che gli affari li fanno, persone e affari sono uguali: questo è il suo grado di sensibilità.

Personalmente preferisco la natura morta, anonima, che mi sta di fronte. Una bottiglia, una candela appena spenta e una mela di colore rosso rubino riposano su un tavolo di legno blu cobalto, lo sfondo è un tono su tono terra di Siena, la tempera ad olio è stesa con padronanza, i colori, debordando appena dal disegno di fondo, illudono al movimento. C’è poesia, mi piace per questo.

Fuori è ancora chiaro, scorgo nel vasto cortile gli operai del secondo turno sudici e grondanti di sudore smontare a fatica dai muletti ed avviarsi ciondolanti verso gli spogliatoi. L’asfalto è rovente. Un paio sono di colore, mi domando se sopportino meglio l’umida calura. Ci passano accanto, in realtà passano accanto solamente alla mia Sporster (ma si sa, io e lei siamo simbiotici) parcheggiata in bella mostra e ancora incadescente, stranamente i due non ci degnano nemmeno di uno sguardo nonostante il motore cromato di fresco brilli come una supernova prima dell’implosione. Mi siedo, canto in silenzio, canto dentro “Odio l’estateeee,..l’estate come i baci che ho perduto,…l’estate di un amore che è passatoooo, l’estate che ci ha fatto innamorarrrr, odio l’estate……Bruno Martino sei un grande! Grande come il mio scoppiamento.

Sorrido, rido piano. Stringo i pugni, la concentrazione tende a sfuggirmi e mi scappa un “vaffa” opportunamente soffocato in gola. Devo chiudere il budget dell’Index, mi mancano 100.000 euro. Come un pivello mi ritrovo in deficit all’ultimo giorno di collocamento. Se non chiudo stasera, domani riceverò dapprima le “congratulazioni” telefoniche della Direzione Generale seguite da una perentoria mail della Direzione Commerciale ed infine accoglierò ”l’inaspettata” visita del Bianconi, il Capo zona, munito di grafici e proiezioni finalizzate a rimarcare l’insuccesso. Del resto come dargli torto. Complessivamente sono al 45% sull’obiettivo annuale, gli altri direttori della zona mediamente tendono al 70%. Oberato dalle scadenze tecnico/amministrative ed impegnato giornalmente nella risoluzione continua dei problemi finanziari legati alla clientela primaria, ho sottratto tempo prezioso alla motivazione dei collaboratori del mio ufficio vendite (l’area titoli). La Pianificazione degli interventi di formazione interna mirata all’ottenimento di comportamenti maggiormente performanti, riposa perfettamente archiviata nei miei files di outlook.

Nel corso dell’ultima riunione poi, indispettito dalla mancanza di partecipazione attiva, mi sono lasciato andare all’ennesima prova di forza: “Volete che vi dimostri come si vende l’Index? Questa tranche è tutta roba mia, la chiudo e poi vi faccio il mazzo vero fino a fine anno!”. Pessima strategia, così sfido me stesso e non coinvolgo nessuno. Se vinco non cambia nulla, se perdo mi prendo del pirla. Comunque sia, lavoro solo io.
Squilla il V3. Sul display appare “fratello”, è Wuber il mio compagno d’Harley rispondo:

Ciao scimmiatissimo

Ciao direttore, non mi dire che sei ancora al lavoro?
Si, da clienti.
Sono alla “Numero Uno” c’è una Dyna vivid-black solo ruote e telaio che mi fa impazzire, irriconoscibile! Dai liberati che faccio una follia…
Magari …Oggi tiro di lima alla grande! Salutami i fratelli ti richiamo io.
Ma dai….vada via al culo, molla il colpo! Ti aspetto che….
Non lo lascio finire, bypasso la chiamata ed inserisco il profilo “meeting”: suoneria a vibrazione. Solo tre giorni fa la situazione era capovolta, io però sono riuscito a chiudere la telefonata con un bel ”il lavoro ti porta via la vita...pirla.”. Pensandoci bene potrei proporre ai colleghi della Divisione Finanza una cartolarizzazione del tempo libero visto che amano definirsi avanti. Volèe.
La porta si apre, entrano in due. Mi alzo.
Direttore che succede, la banca ha finito i soldi?
Buonasera Sig. Fumagalli, Buonasera Giusy.
Strette di mano
Giusy mi ha riferito che ha chiesto con insistenza quest’appuntamento, cosa mi vuol vendere?
Gioca subito in attacco il fetente, e poi con Giusy non ho affatto insistito.
Con lei ho un ottimo rapporto, così come con la maggior parte delle segretarie. Preparata e poliglotta, sgobba da circa cinque anni per la Fumagalli Metalli SPA, un preziosissimo alleato quando necessario. Ha lineamenti sottili e la voce più seducente del mondo, modula le parole con lentezza d’altri tempi e alla fine di ogni frase pone spesso una sorta di accento interrogativo un po’ come fanno le francesi, così eteree e distanti. Insomma Giusy in questo rapporto è l’unica cosa che salvo, beh! Facile quando parliamo di gnocca. Peccato abbia scritto in fronte “esclusiva proprietà di Fumagalli”, e a buon intenditor…me lo diceva sempre Montemarani il mio maestro: “Occhio! Le segretarie decidono tutto nelle aziende. Ti passano il lavoro, parlano di te al titolare che si fida di loro ciecamente. Se stai loro sui coglioni, ti chiudono il conto societario in un nano secondo. Le più determinate sono capaci di tenerti nel limbo per mesi sfinendoti. Ma ricorda: non scoparle mai! …A quello ci penso io!!”.
Seguiva una grassa risata contagiosa, impossibile sottrarsi e giù a ghignare. Era schiavo della battuta, io il suo. Gli ho fatto da assistente per quattro anni alla Direzione Crediti: una fortuna. Parlava in latino, conosceva il greco, tutta la letteratura italiana e odiava l’inglese, esattamente come me (nel senso solo dell’inglese). Le sue massime le serbo gelosamente e di tanto in tanto, le dispenso ai miei giovani collaboratori. Giuro l’effetto è lo stesso. Quattro anni fa è andato in pensione. Salutandomi emozionato mi sussurrò (un gesto raro):
“Chiamami solo per la tesi, le tue promozioni non mi fregano e poi… de-ci-so!
Traduzione: Sei sveglio! Non avrai problemi di carriera, termina l’università e scopa! Era fatto così, un vero filosofo metropolitano.
Quando prendo la parola l’eco della sua voce roca rifugge nella memoria.
Caro commendatore desidero metterla a conoscenza delle nuove opportunità che riserviamo alla nostra migliore clientela. Recito con un crescendo tonale come l’ultimo dei piazzisti al mercato di Saronno. Mi accorgo, sorrido amichevolmente, cambio tecnica e vado giù piatto.
Investimento azionario, capitale garantito + rendimento garantito, se la borsa sale Le diamo pure il 70% dell’incremento degli indici di riferimento. Rimango volutamente sul vago, in questi casi meglio non addentrarsi troppo negli aspetti tecnici si rischia di diventare oltremodo prolissi, cerco di incuriosirlo.

Il Fumagalli si siede, buon segno, e c’invita a fare altrettanto. Appoggia gli avambracci sul pancione. Giusy accavallando le lunghe gambe scopre caviglie sottili e nervose che però in realtà non vedo (il tavolo le copre) ma che avverto, forse a riprova di un istintivo meccanismo ancestrale, profuma di pesca…
Mi spieghi meglio Dr. Marchi.
Le illustro immediatamente.
Sfilo lentamente il contratto dall’invecchiata “The Bridge”. Il gesto è carico di enfasi a modi Mago Silvan. La copertina è rosso corallo, decisamente accattivante, impossibile voltare altrove lo sguardo. Apro la brochure e stendo lentamente le cinque pagine contrattuali sull’enorme tavolo perfettamente allineate come bikers al raduno stagionale. Graficamente le simulazioni dei rendimenti sovrastano sapientemente le minuscole clausole vessatorie, spese ed oneri accessori introvabili.
Come ripeto commendatore l’investimento dura cinque anni, le garantiamo la salvaguardia del capitale oltre agli interessi, il tutto al riparo da possibili perdite o crolli dei mercati. Somma insequestrabile, impignorabile esente da imposte di successione. Lo definiamo investimento “blindato”.
L’uso del plurale maiestatis non è casuale, lascia intendere a monte una sorta di lavoro d’équipe che sovente rassicura l’interlocutore.
Giusy non si perde una sola parola, si accarezza i capelli color miele, mi accorgo che il tailleur sartoriale grigio perla che indossa ha i revers tagliati a lancia. Classe da vendere!
E se gli ho bisogno prima? Incalza
Guardi che non le sto chiedendo di investire tutto il suo patrimonio in questo prodotto, solo una piccola parte. Peraltro, ho solo disponibile un’ultima tranche di centomila euro.
Saranno passati al massimo quattro minuti dall’entrata del Fumagalli, procedo spedito come da manuale. La dottrina insegna che l’interesse della controparte comincia già scemare dopo i primi duecento secondi.
Il commendatore si volta verso Giusy.
Che disponibilità ho sul conto?
Rispondo io: 247.000 euro, l’operazione a termine è scaduta ieri.
E’ alle corde, forse provato dal caldo. Le pupille dilatate frugano segnali di incertezza nel mio sguardo. Nulla da fare sono una sfinge. Si accarezza la pelata, finge di riflettere, ma ha già deciso. Porta la mano al taschino della camicia ove tiene ancorata una Parker d’altri tempi. Ci siamo!

Squilla il cellulare. Non può essere il mio. Giusy risponde “glielo passo subito!”, il commendatore farfuglia: Che caz! Cosa mi dici? Quando? Arrivo ... intuisco che c’è un problema allo stabilimento di Merate, forse un incendio. Fumagalli non saluta e scappa via.
Poco dopo mi ritrovo in cortile, nell’aria l’odore acre dei colaticci di alluminio e semilavorati cotti dal sole. Cavalco la Custom, premo start e scarico tutta l’ansia sull’acceleratore, apro il gas e le Screamin’Egle squarciano il silenzio, il fragore è assordante e di riflesso socchiudo gli occhi…
... Giusy è sopra di me, rossetto sbavato, occhi neri di mascara fissi sulle mie labbra che si schiudono a comando allorché raggiunte da seni vellutati, ancora semi-serrati da un audace reggiseno a balconcino color carne ricamato in pizzo. Mordo l’intimo prezioso e frusto con la lingua i turgidi capezzoli, unico movimento concesso al mio corpo nudo sapientemente ammanettato alla Frau del Fumagalli….
Gennaro, il custode, mi si avvicina:
Dotto’ che fate, siete usciit pazz?
No Gennaro tranquillo, ho chiuso un attimo gli occhi e…scusi mi è solo scivolato il gas dai!
State strano Dottò, ascultate o’ fess…ma ancora faticate Dotto’?
Come lei Gennaro….
Ahee! Mo’ arriva Rocco con l’ultimo bilico, poi chiudo e iammevinn.
Allora buona serata Gennaro.
Buona Dotto’…..e riguardatevi!
Il tono è dolce, confidenziale e disinteressato. Una vera rarità di questi tempi. Prendo il cellulare ed inserisco il profilo “moto”.Riparto lentamente, Gennaro preoccupato mi segue con lo sguardo. Allontanandomi scarico tutto sul V-Twin Evolution, la coppia è al massimo, il contagiri sul rosso. Il faro bullet centra la strada, mi aggrappo al dragbar e fendo come un fulmine la zona industriale, tra minuterie metalliche, opifici e nastrifici. I Mariani, i Meroni, i Ratti o meglio i più ricchi imprenditori della zona hanno qui la propria iniziativa. Tutti miei clienti e tutti desiderosi di piazzarmi la figlia, terrorizzati dalla possibilità che alcune di esse fuggano e soprattutto procreino con gli extracomunitari occupati a costi “contenuti” nelle loro aziende.

Mi accorgo del vibra-call intermittente del telefonino. Accosto, il display evidenzia “privato”, ho voglia di gettarlo via, ma alla fine incuriosito rispondo:
Sii?
Dott. Marchi sono Giusy, la chiamo dal numero riservato dell'ufficio
Oh! Giusy, ma cosa diavolo è successo?
Tutto Ok dottore per Merate, un piccolo inconveniente fortunatamente risolto, ma...volevo dirle… come dire, ho ascoltato con attenzione quanto ha illustrato al Dr. Fumagalli e, se le è possibile, vorrei investire qualcosa. I miei genitori mi hanno lasciato del denaro ...cosa ne dice ?
Chiedo scusa, ma di che cifra parliamo?
Circa 250.000 euro.
Ho un fremito.
Senta l’index mi si chiude domattina, sono ancora nei paraggi ...se lo desidera ritorno immediatamente in ditta e chiudiamo l’ultima tranche rimasta, ok?
L’aspetto.
Bene, arrivo subito da lei...
Avevo venduto e non me ne ero accorto, dimentico dei consigli del Montemarani sottovalutavo la fedele segretaria. Tuttavia non credo alla storiella del lascito. Il "grano" è certamente del Fumagalli, probabilmente la parte black dell’ultimo affare, il tutto schermato dalla fidata segretaria.
L’inversione di marcia è repentina. Troppo.
Al secondo ed ultimo piano del Nastrificio RATTI è rimasto solo il Rag. Ferrari, è fine mese sta “chiudendo” le paghe. Rimane ancorato per alcuni secondi alla scrivania come impietrito da quell’esplosione giù in strada dapprima anticipata da un bagliore arancio riflesso dall’obsoleto monitor.

Poi, atteso, il silenzio.

Il Tir della FUMAGALLI METALLI è arrivato come un treno: impossibile schivare l’ostacolo, la piccola 883 è parsa come inghiottita.
Il giovane direttore ha solo il tempo di chiudere gli occhi, la motrice gli piomba addosso come un falco sulla preda e in quel preciso momento, un momento senza tempo, come traslato nell’angolo immobile di un istante, naufraga in un lontano ricordo liceale:
Riflessi in un piccolo specchio ricoperto di salsedine sbircia divertito due giovani che si rincorrono e si lavano tra le onde del mare: ridono e la spiaggia deserta sembra incorniciarne il momento. La luce dell’alba allunga le loro ombre sul bagnasciuga ove riposano cinque sacchi a pelo, tre pieni, allineati come quadri all’apertura di una mostra, e di guardia una splendida Lancia Beta Coupè bianco panna. E Cinghialone dov’è? Ah già! Ieri notte ha rimorchiato finalmente la commessa del “Puromoro”. Ora il piccolo specchio è tutto per lui, ammira narciso le verdi tonalità dei propri occhi castani amplificate dai primi raggi di sole: gli occhi di sua madre.
Intanto la città si sveglia e Valencia all’alba non è mai stata così bella.




Hei….Spadino65!

28.4.08

Harleysti

Visibilmente in sovrappeso, più barba che capelli, casco saldamente ancorato al gomito e giubbotto di pelle legato in vita, si aggira sornione tra i banchi delle “offerte tutto l’anno”, l’espressione divertita e compiaciuta di chi mai si azzarderà a comprare quella “roba” per bikers della domenica, la t-shirt nera con logo Harley arancio in primo piano, quindi mi avvicino è certamente la sua: Scusa è tua la 883 bicolore qua fuori?
Già! Quel pacco di moto è proprio mia, quel “cancello” di 300 chili…basta, ho deciso, domani la metto in vendita!
Veramente ne ho appena comprata una uguale, colore a parte…
Ma bravo pirlettone! Ha, ha, ha! Pensa che settimana scorsa mi hanno visitato il box di casa, quei bastardi mi hanno portato via la Glide, per me lei è stata “il viaggio” con annessi e connessi (?) capisci? Mentre sto pacco nemmeno l’hanno filata, sarà perché è ancora il modello a carburatore e per farla partire ci vuole mezz’ora pure d’estate, sta fornace…e poi sento che sta incominciando a trafilarmi dalla testa, non l’ha ancora fatto però…sai l’ascolti, l’odore…
Ok, volevo solo dir…
Guarda, l’ho presa nuova due anni fa, d’impulso, un acquisto emotivo del cazzo. Sono entrato al concessionario per il tagliando della Glide e subito l’ho notata, in 10 minuti l’ho comprata, figurati che io ci metto una giornata anche per scegliere una pizza… dai è l’harley dei pueret, come quelli che si fanno la Boxter perché al Carrera gariven no! La morettina è con te?
Si…
Ma hai provato ad andarci in due? Vabbè lei è mingherlina e ci può stare, ma te la vedi la mia donna su con me? Il Sissy bar lo piego al primo dosso, e poi a quanto ci vai? Ma se a 90 all’ora già comincia a sbarellare, eh dai… una vespa vibra meno…ma soprattutto poi come ti fermi? Ti sei accorto vero che viaggi senza freni?! .. Mhhh …ma che guanti le hai comprato, vedere, vedere? … Tessutoooo?
Veramente li ha scelti lei…
Sbarbato, ascolta un pirla, l’Harley chiama pelle!
Scusa?!
Ho detto L’Harley chiama pelle mandarino! Così come la moto è femmina: va dominata!
Complimenti per l’analogia comunque volevo solo dir….
Se proprio proprio ti volevi fare il custom almeno prendevi la 1200, e a quel punto picchia giù altri tremila euro e fatti una Dyna così potevi finalmente cominciare a parlare di Harley, ho detto cominciare bada bene, perché solo dal Softail …
Scusa se t’interrompo, ma volevo solo chiederti se puoi togliere la tua cazzo di moto dal culo della mia Golf cosi che io possa finalmente andarmene!

Heiiii….Spadino65

23.4.08

Incauti acquisti

Tutto è cominciato in un lontano inverno del 1984, sabato pomeriggio.
Ricordo come fosse ieri il giovane liceale Gambone alla guida dell’auto paterna, la prestigiosa SIMCA Horizont color ruggine (l’auto più venduta di sempre a Cinisello e Crotone), fendere la periferia dell’hinterland milanese alla volta della rinomata e centrale C.so Buenos Aires (nella foto). Io, collaudato navigatore al suo fianco e, stravaccato dietro il Cacciabylli intento a recuperare l’accartocciata banconota da 50.000 lire donatagli da mammà per l’acquisto di un nuovo cappotto e poco prima lanciata con forza nell’abitacolo al grido di battaglia “i soldi mi fanno schifo”.
Parcheggiamo il ferro ed entriamo da Dantone richiamati da una cubitale “scontissimi”, affidiamo il Caccia alla gnocca di turno e ci godiamo lo spettacolo.
Dopo 30 minuti di prove varie il Caccia è visibilmente “brasato” ormai non guarda nemmeno più cosa indossa ricerca impaziente solo il nostro sguardo agognando il segnale d’approvazione, ovvero la fine della tortura, ma le nostre pupille rimangono ben arroccate al “mandolino” della commessa.
Dai ràga un consiglio…? Billi prova una palandrana d’altri tempi lunga sino alle caviglie di colore grigio topo, un grossolano misto lana intervallato da inserti chiaro/scuro a modi collàge con cuciture a vista un tentativo vintage mal riuscito ( anche perchè il vintage negli anni ’80 nemmeno esisteva) sta di fatto che l’effetto finale è da clochard della stazione centrale, da homeless Newyorkese, da clandestino albanese, insomma tutto il contrario dell’eleganza e proprio per questo io ed il Gambone trovarci a sentenziare all’unisono: Prendilo, ti sta da Dio..!
Nell’inverno dell’81 la mamma di Cacciabylli ci tolse il saluto.
Ecco quindi il big-bang, il brodo primordiale, l’evento scatenante , la nascita di un sentimento nuovo, quel particolare e sottile piacere per ciò che da allora chiamiamo “incauto acquisto” ovviamente altrui. Gambone per anni è stato il re dell’incauto acquisto altrui, in particolare si era specializzato in una sorta di incauto acquisto indiretto. Le fidanzate della compagnia riponevano inconsapevolmente il lui la massima fiducia, grazie alla nota faccetta da bravo ragazzo, e quindi non di rado gli chiedevano consigli in occasione di compleanni o ricorrenze, errore imperdonabile. Io stesso nell’85 ricevetti in regalo dalla mia ragazza di allora, su suo consiglio, un costosissimo e griffato pigiama in seta (noto tessuto “virile”) color verde "vescica" al posto della sognata Dunlop J.Mc Enroe in carbonio.
Pasqua 2008, lungomare finalese, sole e vento gelido, bambini che corrono a piedi nudi sulla spiaggia, mamme contrariate li inseguono con scarpette e calzini tra le mani mentre i papà sprofondano sulle vetuste sdraio in legno tirate fuori per l’occasione gonfi di focaccia e bisunti di olio ligure, wrooaaaammm vrooommm da qualche parte passa un “fratello”, Wuber ringalluzzito “ per me è un Softail!”,
Gambone “ Se lo dici tu allora è un Garelli!”.
Il marocco ci prende alla sprovvista, scarica davanti a noi in men che non si dica l’intera mercanzia, giubbotti Napapjri che più tarocchi non si può, “roba bela, no cara, tu volere”?!
Incredibile, non credo ai miei occhi, il marocco ha agganciato Gambone che ha già indosso un giubba senza maniche della Napa , colore Nero/beige (forse il beige è per la sabbia che lo copre o viceversa chissà..?) di almeno due taglie più grandi, spalle effetto Actarus in Goldrake, roba da rumeno vestito a festa. Mantengo volutamente un certo distacco durante la contrattazione, il Wuber già non sta più nella pelle trattiene a stento l’emozione, mi guardo in giro sua moglie è lontana, io e il Wuber rimaniamo solo il suo unico punto di riferimento, incrociamo le dita, assumiamo la tipica espressione mista interesse/disinteresse servendogli quindi su un piatto d’argento il quesito che finalmente arriva:
Dai ràga un consiglio....?
Io mi taccio, Wuber: Prendilo, ti sta bene!
Il passaggio dei 35 euro dalle mani del Gambone a quelle del marocco e un’immagine ancora viva nei nostri cuori...


17.4.08

Asta la vista!


Ecco, ci siamo il momento è arrivato.
Ti "osservo" da 3 giorni 4 ore o 2 minuti, cioè da quando ti ho finalmente scovata su e-bay bella e spericolata "Wild hog", vintage come ti piace, del resto una promessa è una promessa...
Tutto è nato all'Open Day Harley di poche settimane fa , è bastato accostare la mia seducente "Sporty" cromata di fresco ad un datato Softail ed è stato amore a prima vista, l'ho sentita supplicarmi "ti prego la voglio anch'io" come una giovanissima fidanzata capricciosa davanti all’ ultima creazione Balenciaga e proprio per questo irresistibile.
Il contatore evidenzia: 1 ora 16 minuti alla scadenza dell'offerta! Al momento 101,50 euro. Miglior offerente F***U. Cronologia 31 offerte.
Ce la giochiamo praticamente in 4, io cioè F***U, seguono l***a, x***k ed infine g***r. Sono preparato conosco i miei avversari, ho letto tutti i profili disponibili, l***a ha fatto la prima offerta 2 giorni fa, ha superato x***k di 1 euro attestandosi a 51 euro, poi di nuovo battuto e superato da x***k ha tenuto duro sino a 79 euro. Ieri a 80 euro è entrato di prepotenza g***r che mi ha trascinato sino a 96 euro. Stamattina ritrovo a 97 euro x***k (redivivo) e allora eccomi determinato sfondare la resistenza a 100 euro, mi copro fino a 105 e sto alla finestra…
Tutti hanno profili di rispetto, stelline e numeri a corredo dell’acronimo, medaglie su drop militari confermano e avvisano, mi aspetto da qui a poco un segnale.
Il contatore evidenzia: 42 minuti alla scadenza dell’offerta! Al momento 101,50 euro.
Resto il migliore offerente. In primo piano la foto della “selvaggia”, nera opaca, vintage, cuoio 5 mm, sdrucita e ruvida come la mia barba incolta di tre giorni.
Nell’attesa esporto su excel le cronologie delle offerte e ritraccio con la tecnica di Gann bottoms forecast e tops forecast, variabili che non mi servono a un cazzo però tutto bello da vedere come il corso di analisi tecnica finanziaria appena terminato in banca.
Offerta superata! al momento 106 euro. Miglior offerente g***r.
23 minuti alla scadenza dell’offerta.
Ancora lui, inserisco 110 euro.
La tua offerta è stata superata!
Metto 120.
La tua offerta è stata superata!
130
La tua offerta è stata superata!
Maledetta resistenza a quanto sta? 150?
Scalpello sui tasti 151 euro.
Offerta superata!
Possibile?! Fanno sul serio…
Clicco sull’istantanea a sinistra del monitor, ora la wild è in primo piano, sotto le misure 47 per 42 per 25. E’ enorme, forse troppo per la mia bambina, ma dentro ci metto tutte le avventure con i “fratelli” del Cinisellontheroad, emozioni che porterò con me per sempre.
9 minuti alla scadenza dell’offerta
Ok, scateno l’inferno: 165 euro.
Offerta superata!!
Fanculo, spacco i tasti, beccati sti’ 200 euri!!!!
Miglior offerente F***U. Preso, e andiamoooo!
3 minuti alla scadenza dell’offerta.
Siii che va bene, va bene, sto sempre a sconto del 50% rispetto al nuovo e poi la Travel merita…instabile, pesante, plateale, eccessiva e sfrontata proprio come la mia Sporty.
La tua offerta è stata superata! Al momento 201 euro. Miglior offerente J***J
E tu da dove cazzo vieni fuori?! J***J de che?
2 minuti alla scadenza dell’offerta
La voglio! 225 euro per star tranquillo.
La tua offerta è stata superata!
240 euro, dai!!
La tua offerta è stata superata!
1 minuto alla scadenza dell’offerta
300 EUROOOOOO!!!!
Gentile F***U ti sei aggiudicato l’asta per 299 euro + 15 euro di spedizione.

Sti cazzi...!


Hei…….Spadino65

11.4.08

Piove governo ladro!


Piove, piove, piove da tre giorni consecutivamente. Regolare dico io: hanno "scoperto" lunedi i campi da tennis e come accadde ogni anno giù acqua! Potrei scommetterci anche i "gioielli di famiglia", non c'è previsione che tenga, vuoi la pioggia? Scopri il campo da tennis!!
I veterani tennisti di ogni circolo lo sanno bene e si organizzano per tempo, non lavano l'auto, non bagnano il prato, non organizzano gite, bensì hanno già preparato da giorni il set del provetto rainmen ovvero ombrello, impermeabile/cerata, cappello e scarpe in gomma ( i mocassini in camoscio ricollocati sul piano più alto della scarpiera perchè non si sa mai...), copertura telata traspirante antiumidità per l'Harley e quando la moglie dimentica ed incuriosita da tale comportamento "soavemente" sentenzia: si può sapere che diavolo stai facendo?! risponde serafico e compiaciuto: Martedi pioverà!

Effetto serra, surriscaldamento del pianeta, desertificazione, idroclima, noti problemi senza soluzioni?
Costruisci campi da tennis coperti, raccogli gli abbonamenti stagionali il cui ricavato andrà a finanziare altri campi da tennis, e poi finalmente scoprili: pioggia assicurata!
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Heiii.....Spadino