
Il silenzio dell'invidioso fa molto rumore. (Kahlil Gibran)

Il nome deriva dal latino Canicula ("piccolo cane"), ovvero la stella più luminosa (Sirio) della costellazione del Cane Maggiore, che sorge e tramonta con il Sole (levata eliaca) dal 24 luglio al 26 agosto (il periodo appunto della "canìcola").....aveva risvolti malefici per il "surriscaldamento del sangue" .....Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Canicola".
Scordatevi l'atmosfera fumosa di un bar di periferia, le bikes parcheggiate fuori, la bottiglia di Jack sul tavolo e rilancio libero. Piuttosto un salotto poco arredato, un tappeto peloso e tanto tempo per giocare.
Si lo so, vi siete scordati che in questa zona rubano parecchie moto, ma che importa!

Scanzioli, colui che soleva dormire con “motosprint” sotto il cuscino, coniò la storica equazione: G.p: R= P.p:V (
Comunque come è noto nessuno scelse la ripresa, tutti corsero ad accaparrarsi la puleggia più piccola per essere i più veloci, fa niente poi se per partire con il “Ciao” occorreva addirittura pedalare, figuriamoci quindi impennare!
Ah, gia! Poi incominciammo anche a sostituire il “getto” del carburatore, il 50 o 52? Poi ho un flash: Tommasino che in impennata sfonda la vetrata della tintoria!!! Al bar “Cistone” per giorni non si parlò d’altro…
Ha! Ha! Ha!
C'era un tempo in cui dovevi essere in grado di percorrere la Via Cervi su una ruota sola. Il segreto era un mix tra equilibrio e dosaggio di acceleratore. Certo dovevi avere il mezzo adatto. Lo potevi fare con il Ciao, difficile era farlo col Garelli. Il mio che aveva le 4 marce a pedale era praticamente impossibile da sollevare, a meno di essere un vero mago dell'impennata. Spadino che aveva il Ciao, non ci riusciva, nemmeno Lupo ci riusciva. Per non parlare del Cinghialone, l'acrobazia massima fu quella sulla parabolica di Monza con inclusa derapata finale sull'asfalto. Eravamo già 5perMillers da bambini. Ora che ci penso meglio, qualcuno però c'era che impennava avanti indietro per la via. C'era Tuminchia col Ciao nero e la Sito-Eagle II, ma non era di Via Cervi. Era un forestiero di via Robecco. Poi c'era Straniero, di nome e non di fatto, col suo Garelli azzurro, marce al manubrio, sfrecciava con uno stile di guida inconfondibile, gomiti piegati, sguardo laterale di sfida. Lui faceva parte del lato selvaggio di via Cervi, il marciapiedi opposto, a dove stavamo noi. Un territorio ostico, fatto per gli adulti coi negozi, le vetrine e poco verde. Spadino viveva là, però da vero 5perMillers, si convertì ben presto al lato buono della strada.
Che dire? Inchiniamoci alla bellezza della "macchina". La perfezione della meccanica applicata all'acciaio. Scarichi roboanti, superfici liscie. Marinetti ne andrebbe fiero di questo manifesto al futurismo e alla razionalità. Unica nota stonata: il "pilota".
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